[Fis] The Age of Discord. The Foundations of DIS-information Science

Francesco Rizzo 13francesco.rizzo at gmail.com
Mon Dec 2 07:47:13 CET 2019


Cari tutti,
che fine ha fatto il messaggio che Vi ho inviato il 26 novembre scorso? Mi
sembra assai strano che le mie considerazioni sui
concetti-principi-espressioni di informazione, dis-informazioni,
tras-informazione, tras-in (de) formazione, etc.,  di cui avete parlato Voi
in modo molto interessante ed ho parlato anch'io siano rimasti inosservati!
Tuttavia, continuo a rappresentare la fede dell'obbedienza o l'obbedienza
della fede nei Vostri confronti, trasmettendovi il seguente stralcio di una
mia scrittura (Rizzo F., "Valore e valutazioni. La scienza dell'economia o
l'economia della scienza", FrancoAngeli, Milano, 1995-1999, pp. 638-639)
che potrebbe rivelarsi proficuo e utile al confronto-discussione della Fis

                                        ***



⌠A. Se il messaggio ha finalità estetiche non può non essere strutturato in
modo ambiguo o, apparentemente, contraddittorio. *In quanto affermazione di
un codice è ordine che si sovrap**–**pone come sistema di probabilità, in
quanto negazione di un codice di cui contravviene l‘organizzazione dei
significati e la forma fisica dei significanti, fa cadere il recettore in
uno stato di eccitazione e di tensione interpretativa*.

*L’ambiguità del messaggio introduce disordine o incertezza nel codice che
era stato concepito come sovrapposizione ordinata al disordine entropico
dell’equi**–**probabilità della fonte*. Questo processo semiotico può
schematizzarsi nel seguente modo:

disordine (entropico) iniziale → sistema di probabilità (codice) → un
messaggio introduce disordine nell’ordine iniziale e diventa la sorgente di
una nuova catena comunicativa → filtra i significanti e diventa un nuovo
messaggio  → facendo sorgere un nuovo potenziale d’informazione → che
corrisponde al (secondo) messaggio interpretato e significato →
l’informazione così selezionata non è computabile quantitativamente, al
pari del messaggio-fonte → a questo punto la teoria dell'informazione
diventa teoria della comunicazione → «conserva uno schema categoriale di
base e perde l’impianto algoritmico» [Eco, 20, p. 127][1]
<#m_8961549729360424113__ftn1> → la teoria dell'informazione così lascia il
posto a una semiologia ed a una semantica poiché si entra nell’universo del
significato.

La teoria dell’informazione non serve ad attribuire significato al
messaggio estetico–creativo (poetico o economico). Secondo le funzioni del
linguaggio proposte da Jakobson [21], un messaggio può svolgere, di volta
in volta, le seguenti funzioni:

a.    *referenziale*: il messaggio denota realtà fisiche e culturali;

b.    *emotiva*: il messaggio tende a suscitare reazioni emozionali;

c.    *imperativa*: il messaggio rappresenta un comando;

d.   *fatica o di contatto*: il messaggio mira a verificare e confermare il
contatto tra due interlocutori;

e.    *meta**–**linguistica*: il messaggio elegge a proprio oggetto un
altro messaggio;

f.     *estetica*: il messaggio si presenta strutturato in maniera ambigua
e sembra autoreferenziale perchè intende attirare le attenzioni del
destinatario sulla propria forma [Eco, 22, p. 62].

*Ogni messaggio può svolgere contemporaneamente o alternativamente o
discontinuamente, tutte le funzioni sopraelencate. Con qualche cambiamento
gergale o lessicale questo ragionamento può riferirsi ai messaggi economici*.
Chi svolge un’attività economica di marketing semiotico–pubblicitario,
parla o scrive o rappresenta graficamente *riferendosi* ad oggetti o beni
economici con l’intento di *convincere o persuadere i suoi clienti
(acquirenti o venditori) in senso utilitaristico, critico, ludico, mitico o
utopico e spingerli alla decisione di comprare o vendere* mantenendo con
essi *contatti *economici verbali (fatti di apostrofi e appelli), *spiegando
*il senso o la qualità economica delle cose che dice, e costruendo tutto il
suo messaggio con una intenzione *estetica* di base ⌡.

                              ***
Un abbraccio affettuoso a tutti, perchè è importante l'armonia
dell'accordo, ma ancora di più l'armonia del dis-accordo!
------------------------------

[1] <#m_8961549729360424113__ftnref1> Il passaggio dalla teoria
dell’informazione (matematica) alla teoria della comunicazione fa perdere a
quest’ultima l’“impianto algoritmico” indispensabile per qualunque processo
di misurazione, ma ciò non significa cadere nell’impossibilità di ap–prezzare
e valutare l’organizzazione o la capacità comunicativa di un sistema, un con
–testo, un poema, un bene (economico) etc., facendo ricorso agli approcci
multi–criteriali caratteristici della matematica “douce”, qualitativa,
sociale, flessibile. Quest’opera prova che se gli economisti neoclassici
sono stati capaci di concepire la più ferrea e deterministica concezione
economico–matematica attorno alla teoria del valore–utilità (non meno
sfuggente della comunicazione), ci saranno i tempi ed i modi per elaborare
una nuova economia basata anche sulla comunicazione semantica con risultati
accettabili e, comunque, non minori o inferiori di quelli raggiunti in
precedenza dalle altre “scuole”. Beninteso, questi “dubbi” metodo–logici si
riferiscono solo alle eventuali difficoltà di valutazione empirica della
componente comunicativa nell’attività economica di produzione e di consumo,
in quanto per il resto la nuova “matrice disciplinaria” della scienza
economica è già realtà ricca di grandi e imprevedibili potenzialità.

Il giorno gio 28 nov 2019 alle ore 16:05 Bruno Marchal <marchal en ulb.ac.be>
ha scritto:

> Dear Colleagues,
>
>
> On 27 Nov 2019, at 22:29, Joseph Brenner <joe.brenner en bluewin.ch> wrote:
>
> Dear Colleagues,
>
> I thank both those of you who commented and those who did not. I would
> like to understand the latter - why there were only 6 responses: was my
> formulation in fact too ‘political’? Do people think that negative things
> like disinformation don’t require analysis? The key things I learned:
>
> Annette:
> Three clear contributions:
> 1) Understanding disinformation and misinformation is part of a full
> conceptualization of information.
>
>
> I am not sure why my comment appear in a different thread, yet with the
> set title.
>
> Anyway, I agree a lot with this statement by Annette. Actually, in
> elementary arithmetic the disinformation on physics seems so high that it
> makes a priori Mechanism false. But incompleteness eventually explains why
> we still converge to the right physics when accumulating the information,
> although a lot of work will remain to test this with Nature.
>
> Gödel’s theorem shows why disinformation necessarily occur: <>t -> <>[]f.
> Consistency (= ~[]f = <>t) implies the consistency of inconsistencies.
> Universal machine can lie, and indeed, the lies provides direct personal
> benefits, albeit payed by the others.
>
>
>
>
>
> 2) Principles applying to them may have essential implications for the
> underlying physics (and other sciences).
>
>
> Again, that is very important.
>
>
>
> 3) We should list again the things we do *not *understand as a key part
> of our strategy.
>
>
> OK again, but that is not that simple. The strategy here is very similar
> to Plato strategy in Metaphysics, but its “best” student, Aristotle, did
> not understood this at all.
>
>
>
>
> Jaime:
> A melancholy posting. I had thought human beings possessed recursive
> levels of cognitive processing such that even disinformation and selfish
> behavior are the not the results of blind instinct alone. When those
> capacities atrophy . . .
>
>
> L’homme est un loup pour l’homme...
>
>
>
>
> Krassimir:
> 1) The strengths and weaknesses of what it is to be human.
> 2) Avoid lies *and *liar paradoxes. They are binary ‘traps’ for thought.
>
>
> OK.
>
>
>
>
> Terry:
> Thank you. Clearly,
> 1) Normative aspects of information should be an essential part of a full
> scientific conceptualization of it.
> 2) Lets start with just *one *way to mitigate the operation of
> disinformation.
>
>
> Education and research, and this in all domain. Disinformation will die
> when we stop fearing the possible truth, and when theology is back to
> science (modesty, no claim of any truth, etc.).
>
>
>
>
>
> Joseph:
> I mention a term I just heard for the first time on Swiss TV – infobesity.
> We need an informational biotope to treat this.
>
> I look forward to a next round, even though this is not a formal
> discussion topic.
>
> Best wishes.
>
>
> All the best,
>
> Bruno
>
>
>
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